Jota, il luogo minimo

Jota è la nona lettera dell’alfabeto greco e la decima di molti alfabeti semiti, è la i /j dell’alfabeto latino. Si pensa abbia avuto origine da un pittogramma geroglifico Egizio rappresentante un braccio.

Un Jota, è una minima quantità, un quasi nulla.

Il segno più semplice dell’alfabeto.

È l’essenza delle cose che sta nel piccolo

Un tratto essenziale, un braccio, una emissione acuta prima della parola.

Quasi consonante, quasi vocale: un fiato.

La zona Jota è un luogo minimo,

una apertura verso il selvatico

un ricominciamento dalla radice, dalla terra, dall’animale.

È una lettera dell’alfabeto performativo.

La zona jota ha una dimora che ospita e condivide la riflesssione, il pensiero, lo studio e il desiderio di fare pratiche immersive in pensiero e in natura; ha una sala teatro per sperimentare, performare, creare; ha degli alberi dedicati alla scrittura, alla lettura, alla meditazione, al riposo; ha uno studio per consultare libri di filosofia, arte, teatro e poesia; ha una grande cucina e dei posti letto per risiedere e fare comunità.

Dalla dimora inizia il camminamento per i sentieri jota,  lungo il fiume Mignone, tra il Parco Marturanum e la Riserva Naturale di Monterano da cui, noi abitanti jota, abbiamo disegnato tappe, luoghi, e sentieri e ascoltato voci e silenzi dei corpi vegetali, animali e minerali che li abitano: le creature della “condizione minima”.

 

 

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